ROMA ARCHEOLOGICA & RESTAURO ARCHITETTURA: Palatino, i segreti delle Curie Veteres il cantiere degli studenti-archeologi, ONLINE NEWS (22|07|2015) & LA REPUBBLICA (21|07|2015).

ROMA ARCHEOLOGICA & RESTAURO ARCHITETTURA: Palatino, i segreti delle Curie Veteres il cantiere degli studenti-archeologi, ONLINE NEWS (22|07|2015) & LA REPUBBLICA (21|07|2015).

1). ROMA – L’archeologia della Sapienza e il Palatino nord-orientale, ONLINE NEWS (22|07|2015).

Lo scavo, dato in concessione agli archeologi dell’Università dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del (MIBACT) e sostenuto nel 2015 dal contributo di Fondazione Roma, offre da quasi 15 anni didattica a cielo aperto per i giovani studenti.

È una profonda passione quella che lega gli archeologi della Sapienza al versante nord-orientale del Palatino: lo scavo ha restituito in questi anni una serie impressionante di monumenti e di documenti e ha formato centinaia di giovani archeologi che per la prima volta qui hanno avuto la possibilità di imparare le procedure necessarie a condurre uno scavo secondo metodi scientifici.

Il “mestiere” dell’archeologo ai tempi di internet e del web è ancora fortemente legato alla manualità e richiede in qualche misura anche sforzo e fatica. A dare un’occhiata dall’alto del colle in questi giorni, il sito è un viavai di ragazzi con mascherine, cazzuole, picconi e setacci, tavolette da disegno, che si muovono sudati e attenti tra un intrico di ponteggi, guidati nelle attività dai professori, scesi dalla cattedra e pronti ad inginocchiarsi accanto a loro per mostrare come si distinguono strati e strutture, come si classificano i tanti oggetti restituiti dalla terra.
È cominciato tutto nel 2001 grazie alla concessione di quest’area da parte del MIBACT al Dipartimento di Scienze dell’Antichità, e anche quest’anno dal 1 giugno l’appuntamento con il Palatino si è rinnovato, giovandosi del contributo finanziario della Fondazione Roma, da sempre impegnata nel campo della formazione e già al fianco della Sapienza nella realizzazione di progetti didattici. In questo caso sono stati interessati circa 85 studenti che in due turni di 4 settimane si sono alternati sul sito, coinvolti in tutte le attività normalmente praticate in uno scavo stratigrafico: dallo scavo manuale alla realizzazione di planimetrie, sezioni e prospetti; dalla redazione di schede al trattamento dei reperti mobili (lavaggio, siglatura e prima classificazione), che saranno poi analizzati e studiati a campagna conclusa.

“Gli studenti hanno anche avuto modo di utilizzare strumentazione ottica ed elettronica innovativa per l’immissione e la gestione in banca dati delle strutture, dei manufatti, dei resti vegetali e animali” spiega la direttrice dello scavo Clementina Panella. È lei l’archeologa della Sapienza a cui si devono le scoperte effettuate in quest’area situata nel cuore di Roma, accanto al Colosseo, nel Parco Archeologico del Foro Romano e del Palatino. “Il nostro cantiere-scuola occupa un settore della collina con particolari valenze simbolico-sacrali, la cui storia, è stata ricostruita partendo dagli interventi moderni e medievali fino agli affioramenti geologici sui quali compaiono le prime capanne (X-IX secolo a.C.): tra questi due estremi, il cuore della città classica”. Questo è lo scenario in cui il Presidente della Fondazione Roma Emmanuele Emanuele e il Rettore della Sapienza Eugenio Gaudio incontreranno il Soprintendente Francesco Prosperetti, gli archeologi e gli studenti al lavoro. “La formazione e l’istruzione sono alla base della crescita personale e dello sviluppo sociale della nostra comunità” – sottolinea il Rettore – “il sostegno della Fondazione Roma rappresenta un importante segnale di come la parte migliore della società civile sappia intervenire in un momento critico per il nostro Paese e lancia un segnale di speranza per le nuove generazioni”.

“Siamo orgogliosi – dichiara il Presidente della Fondazione Roma, Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele – di sostenere un progetto che unisce così tante direttrici della nostra azione: la valorizzazione del patrimonio culturale italiano, artistico e archeologico, che io considero il motore principale dello sviluppo economico, sociale e civile; l’investimento nella formazione delle giovani generazioni; la centralità delle nuove tecnologie, perché solo l’innovazione è in grado di fare la differenza, in un mondo sempre più competitivo”.

“Imparare un mestiere – prosegue il Prof. Emanuele -, che unisca le competenze tradizionali e le tecniche più moderne, è essenziale per affrontare la sfida del mercato del lavoro. Ed è questo l’obiettivo di Archeo Lab. “Questa iniziativa – conclude il Presidente Emanuele – si inserisce all’interno della più ampia collaborazione tra la Fondazione Roma e l’Università “La Sapienza”, a cui nel 2014 la Fondazione ha assegnato un contributo di 5,9 milioni di euro, per un progetto triennale volto al potenziamento e all’ammodernamento delle strutture didattiche. A questo proposito, mi piace ricordare che lo scorso 18 maggio è stata inaugurata la Sala Multimediale presso il Palazzo del Rettorato. In futuro, si prevede la realizzazione di un centro linguistico d’ateneo e di un nuovo sistema di archiviazione robotizzato per la biblioteca centrale della Facoltà di Architettura, oltre alla creazione di laboratori avanzati e al potenziamento delle infrastrutture di rete”.

Info
Clementina Panella – dipartimento di Scienze dell’antichità; membro del Comitato Scientifico della Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma.

Lo scavo
Lo scavo archeologico della Sapienza Università di Roma, diretto dalla Professoressa Clementina Panella, è in corso di svolgimento sulle pendici nord-orientali del Palatino. Il cantiere, che, occupa il versante del Palatino tra la Piazza del Colosseo e l’Arco di Tito lungo l’attuale via Sacra. Scavi e ricerche sono date in concessione da parte del MIBACT al Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza.

La didattica
Lo scavo è inteso come un grande laboratorio che vede impegnati per due mesi l’anno studenti, allievi della Scuola di Specializzazione e dottorandi del Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Facoltà di Lettere e Filosofia e di altre università italiane e straniere, e degli allievi del Master interfacoltà Architettura per l’Archeologia. Il lavoro proseguirà durante i mesi invernali con gli studenti e gli allievi più interessati alle tematiche dell’archeologia urbana e ai metodi della ricerca archeologica sul campo. Alla campagna del 2015 (dall’1 giugno al 24 luglio) hanno partecipato 85 giovani divisi in due turni di 4 settimane. Gli studenti sono stati coinvolti in tutte le attività normalmente praticate in uno scavo archeologico stratigrafico: scavo manuale, redazione di elaborati grafici (planimetrie, sezioni, prospetti), redazione di documentazione scritta (schede, diario di scavo, listati di reperti, ecc.), trattamento dei reperti mobili (lavaggio, siglatura, prima classificazione). Hanno avuto modo di utilizzare strumentazione ottica ed elettronica innovativa per l’elaborazione dei dati grafici (CAD, GIS) e per l’archiviazione delle schede delle Unità Stratigrafiche e dei materiali (banche-dati), e di seguire sul campo, essendone parte attiva, una serie di ricerche scientifiche che spettano ad altri specialismi (paleobotanica, archeozoologia, geologia e pedologia). Al lavoro pratico, eseguito sotto la guida e il controllo dei docenti, sono state affiancate nel corso della campagna di scavo alcune lezioni tenute dal medesimo personale e da specialisti esterni, tese ad illustrare le metodiche utilizzate, ad ampliare la conoscenza nel campo della topografia, dell’evoluzione storico-monumentale di uno dei luoghi più centrali della città antica, dell’architettura romana, della cultura materiale dall’età regia all’età medievale e moderna. Durante i mesi invernali gli studenti affronteranno in laboratorio lo studio dei materiali, l’interpretazione delle sequenze stratigrafiche, l’informatizzazione della documentazione grafica e scritta, le ricostruzioni grafiche.

La ricerca
A fronte dell’attività didattica, c’è la ricerca in un sito straordinario. Al suo interno gravitano monumenti finora ignoti, di fondamentale importanza per la storia insediativa di uno dei luoghi-simbolo della città antica e della città contemporanea. Ritrovamenti del tutto eccezionali sono le tracce di capanne del X-IX secolo a.C., cioè anteriori alla fondazione della città che la tradizione fissa al 753 a.C., i resti dell’antico santuario delle Curiae Veteres attribuite dalla tradizione scritta a Romolo, i pozzi votivi con i loro depositi spettanti ad un secondo antichissimo santuario (metà/fine VIII secolo a.C.) che fronteggiava le antiche Curie sulla via che saliva dalla valle del Colosseo al Foro, una residenza aristocratica (probabile casa natale di Augusto) che si estendeva lungo la pendice del Palatino sino alla sella tra il Palatino e Velia, le rovine impressionanti del famoso incendio neroniano del 64 d.C., le grandi realizzazioni imperiali (neroniane, flavie, adrianee, severiane, tardo-antiche) che caratterizzano il paesaggio di questo settore urbano fino alle destrutturazioni dell’insediamento del VI e VII secolo d.C., alle spoliazioni di età medievale e rinascimentale e agli sterri post-unitari. Tremila anni di storia sono passati sotto gli occhi e tra le “mani”, degli archeologi, restituendo alla comunità scientifica e alla città un formidabile patrimonio di “memorie”. Tra i rinvenimenti più spettacolari si segnalano le insegne imperiali attribuite a Massenzio, esposte oggi nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo in una sala appositamente allestita; un grande bacino in terracotta della prima metà del V secolo a.C., la cui decorazione pittorica rappresenta per Roma un unicum, esposto da pochi mesi nel Museo Palatino, le erme in marmo e i ritratti di Settimio Severo e dei suoi familiari (attualmente in corso di restauro) rinvenute nelle fondazioni di un edificio di età molto tarda (fine VI/VII secolo). Una sala del Museo Epigrafico del Museo Nazionale Romano alle Terme ospita il complesso architettonico del tempio restaurato da Claudio e la base iscritta dell’edicola dei Giulio-Claudi. Va detto che con gli anni sono stati progressivamente chiusi alcuni settori nei quali lo scavo poteva ritenersi concluso. Molte strutture sono state reinterrate per garantirne la conservazione, altre sono attualmente in fase di restauro. Le indagini si sono perciò concentrate nel 2015 nelle antiche Curie, dove comparivano, ritagliate da murature di tutte le età, stratigrafie del V secolo a.C. Ad esse è stata dedicata l’attuale campagna.

FONTE | SOURCE:

— ONLINE NEWS (22|07|2015).

http://www.online-news.it/2015/07/22/l%E2%80%99archeologia-della-sapienza-e-il-palatino-nord-orientale/#.Va_QC_mrT4Y

2). ROMA – Palatino, i segreti delle Curie Veteres il cantiere degli studenti-archeologi – Termina venerdì la campagna de La Sapienza guidata da Clementina Panella, LA REPUBBLICA (21|07|2015).

Fu una piccola “rivoluzione” paesaggistica e architettonica, accompagnata da riti di espiazione, quella che nel V secolo a. C. ridisegnò l’antico santuario delle Curiae Veteres, sul versante nord-orientale del Palatino. Dove da giugno l’archeologa Clementina Panella è tornata a scavare, dirigendo la campagna 2015 dell’università La Sapienza, cofinanziata dalla Fondazione Roma, che coinvolge 85 studenti. Le indagini si sono concentrate quest’anno sulle antiche Curie dove comparivano, ritagliate da murature di tutte le età, stratigrafie del V secolo a. C.. Periodo in cui, racconta Panella, “un evento drammatico che ancora non abbiamo identificato portò a una rivisitazione dell’appendice collinare, con fondazioni impressionanti che ricomposero un paesaggio nuovo”. L’antico santuario delle Curiae Veteres, attribuite dalla tradizione a Romolo, aveva già subito due grandi restauri: uno in età serviana, l’altro con Tarquinio il Superbo. Ma è negli anni della nascita della Repubblica che l’area subì il cambiamento forse più eclatante, con la riconfigurazione di tutto il sistema collinare e il rifacimento del santuario. “Abbiamo trovato moltissimi reperti databili fra il 500 e il 400 a. C., ma anche delle fasi precedenti”, spiega Panella. E ad aprire agli archeologi inediti scorci sul passato più remoto del santuario sono stati proprio i resti dei riti di espiazione celebrati nella fase della demolizione e ricostruzione del V secolo.

“Quel che ha caratterizzato l’ultimo scavo – racconta l’archeologa – è stato proprio il rinvenimento di almeno una decina di piacula, e cioè di piccoli alloggiamenti di pietre intorno alla terra bruciata, dove si conservavano i resti delle architetture e degli arredi precedenti. Ogni volta che si procedeva a una demolizione, infatti, per non scatenare l’ira degli dèi, si svolgevano particolari riti di espiazione e purificazione, in cui si sacrificavano animali e si conservava una parte per il tutto di ciò che era stato demolito”. Ma per l’archeologa che ha dedicato la propria vita agli scavi sulle pendici nord-orientali del Palatino – con scoperte sensazionali come quella delle insegne di Massenzio – l’emozione forse più grande è stata quella di arrivare al “Palatino vergine” e cioè alle stratificazioni più antiche dei limi e delle argille del Paleotevere. “In fondo – spiega Panella – è questo che noi archeologi facciamo: ricostruiamo paesaggi e storie, ne riannodiamo i fili, scendendo in profondità, fino a toccare i suoli più antichi”. A visitare il cantiere-scuola 2015, che si chiuderà venerdì, saranno oggi il soprintendente per il Colosseo, Francesco Prosperetti, il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, e il presidente della Fondazione Roma, Emmanuele Emanuele, che ha cofinanziato gli scavi didattici di quest’anno, insieme ad altri sponsor (Fondazione Bnc, Hdi Assicurazioni e Ibl Banca). Mentre la Soprintendenza ha curato e diretto la messa in sicurezza e il restauro delle strutture a rischio, anche in vista della fruibilità futura dell’intera area.

FONTE | SOURCE:

— LA REPUBBLICA (21|07|2015).

http://roma.repubblica.it/cronaca/2015/07/21/news/palatino_i_segreti_delle_curie_veteres_il_cantiere_degli_studenti-archeologi-119495143/